13 giugno 2017

Preparazione della Moka

Alfonso Bialetti nel 1933 ebbe il classico colpo di genio guardando le donne che facevano il bucato sul paiolo messo a bollire sul fuoco: pensò infatti di applicare lo stesso principio alla preparazione del Caffè.

Una caldaia con acqua in ebollizione che, per la pressione del suo vapore, risale un condotto al termine del quale deve attraversare un filtro contenente Caffè macinato: è questa in sintesi la semplice idea che ebbe il nostro baffuto Alfonso, la cui caricatura per decenni ha campeggiato sulle italiche caffettiere.

Fu così che nel 1933, nella sua azienda di produzione di articoli in alluminio fondata nel 1919, Bialetti iniziò a produrre la mitica caffettiera dell’omino coi baffi. In origine 100% alluminio, è oggi considerata la caffettiera italiana per eccellenza, soprattutto nelle regioni del Centro Nord.

Per decenni il borbottio della Moka colma di Caffè in ebollizione ha accompagnato il risveglio di adulti che si preparavano per la giornata lavorativa, ma anche di generazioni di bambini e ragazzi bisognosi di un risveglio energizzante per poter meglio affrontare fatiche e impegni scolastici.

 

Anche per me è successo lo stesso! E ancora oggi l’interesse e la passione per la Moka mi sono rimasti. Anzi, credo che Caffè Terzi per primo abbia definito i parametri per la preparazione di una buona Moka, con la convinzione che, mettendo in pratica alcuni semplici accorgimenti, si possano ottenere risultati soddisfacenti, ben oltre le aspettative!

Vediamoli insieme:

  • Prima, primissima, imprescindibile regola: Caffè di buona qualità e possibilmente macinato due o tre minuti prima dell’utilizzo
  • Riempire il filtro con una quantità leggermente abbondante di macinato (con un piccolo cumulo al centro del filtro)
  • Livellare il macinato per distribuirlo omogeneamente in tutto il filtro e rimuovere l’eventuale eccedenza, utilizzando ad esempio il dorso di una lama dritta e facendolo scorrere di taglio poggiato sul filtro
  • Preriscaldare la parte inferiore della caldaia con acqua bollente che sarà poi gettata
  • Scaldare a parte acqua minerale di buona qualità a temperatura prossima all’ebollizione
  • Riempire la caldaia finché l’acqua non raggiunge la valvola di sicurezza con l’acqua minerale ben calda
  • Avvitare la caffettiera alla caldaia (chiamiamo “caffettiera” la parte superiore con il beccuccio ed il coperchio che viene montata sulla caldaia, che è la parte inferiore in cui va l’acqua); APRIRE IL COPERCHIO E LASCIARLO SEMPRE APERTO
  • Posizionare la Moka sul gas a fiamma piuttosto alta, ma che non lambisca i fianchi della caldaia
  • Dopo alcuni istanti versare un poco di acqua FREDDA (l’equivalente di due o tre cucchiai) nella caffettiera. Quanto basta per formare un “anello” circolare sul fondo. Servirà per assorbire il calore del metallo, impedendogli di surriscaldarsi troppo, per evitare che si brucino le prime gocce di bevanda estratte. Questo aiuterà a dare maggiore piacevolezza di beva al Caffè.
  • Non appena si intravede la crema uscire dal cannello, chiaro segnale che sta per uscire la bevanda, immediatamente abbassare la fiamma per avere un’erogazione fluente e continua fino alla fine
  • Quando il livello della bevanda arriva a lambire l’attaccatura del beccuccio di versaggio nella caffettiera togliere la Moka dal gas. L’inerzia termica provvederà a continuare l’estrazione quanto basta SENZA PORTARE A BOLLORE IL CAFFE’: IL CAFFE’ NON DOVRA’ MAI BOLLIRE!
  • Attendere quindi 20/30 secondi, dopodiché mescolare e servire.

L’estrazione dovrà essere fluente e continua, dall’inizio alla fine; oltre ad evitare l’ebollizione, la fuoriuscita della bevanda non dovrà schizzare o interrompersi bruscamente.

Abbiamo parlato di acqua minerale di buona qualità: qual è l’acqua migliore da utilizzare?

Non esiste l’acqua migliore in assoluto, ma possiamo scegliere: se utilizziamo un’acqua leggermente alcalina, magari carbonato-calcica e a medio residuo fisso, avremo tendenzialmente una bevanda più equilibrata dal punto di vista degli acidi/tannini (o leggermente più tannica), più morbida, più fragrante e più dolce; se invece utilizziamo un’acqua dolce (cioè a bassa durezza), a basso residuo fisso, e magari tendenzialmente acidula (pH<7), avremo una bevanda più aromatica, più fresca, probabilmente leggermente meno “suadente” e meno “ammiccante”, più liquida forse, ma più ampia, profumata e complessa e, a causa del pH tendenzialmente acido, avremo una migliore “stabilità” nel tempo ed una più lenta ossidazione, con conseguenza un più lento irrancidimento della nostra amata bevanda che potremo così sorseggiare con calma, quale vera e propria bevanda di meditazione.

Dovremo lavare e pulire la Moka, immediatamente e ad ogni utilizzo, rimuovendo tutti i residui di Caffè esausto in ogni punto della caffettiera. Dovremo poi sciacquare la Moka, esclusivamente con acqua calda e senza detersivi e infine meccanicamente “sgurare” con le dita tutte le parti entrate in contatto con la bevanda, per rimuovere tutti gli olii e colloidi che formano una patina untuosa che con il tempo tenderebbe ad ossidare ed irrancidire, rendendo sgradevole i Caffè delle successive preparazioni.

Di tanto in tanto, infine, sarà opportuno rimuovere la guarnizione di plastica inserita nella parte bassa della caffettiera, estrarre il filtro piano circolare fissato dalla stessa guarnizione e, con uno scovolino, pulire dai depositi provocati dall’utilizzo, il cannello da cui fuoriesce il Caffè.

Buon Caffè a tutti